Guido Messina

Una delle figure storiche della pista italiana. Classe 1931, oro all’Olimpiade di Helsinki nell’inseguimento a squadre, due volte Mondiale dell’Inseguimento; una volta in maglia rosa.

«E’ stato un anno con me, qui a Torino. Era arrivato terzo ai campionati italiani, lo ricordo come un ragazzino molto intelligente, che a volte metteva nel sacco quelli più forti di lui. Era un velocista promettente, da allievo aveva fatto degli ottimi risultati: diciamo che io l’ho inserito nel giro grosso dei velocisti, ricordo che con noi c’era anche un siciliano, che si chiamava Angelo Bruno. In quell’anno fece degli ottimi risultati, infatti poi lo prese la Forestale. Globalmente, credo che Del Zio avrebbe potuto fare molto di più. Mi ha spiegato tempo dopo che non era mai riuscito a sistemare il piede, lo scarpino: lui aveva sempre qualcosa che non andava per il verso giusto. Ha avuto comunque degli ottimi risultati, è stato ai Mondiali, ma gli è mancato appunto un tantino per fare il salto di qualità definitivo: nella velocità, si sa, è questione di decimi. E’ stato un incompiuto, in definitiva, ed è un peccato. Ha l’attenuante di essere capitato in un periodo in cui c’erano molti atleti forti, a differenza di adesso: all’estero c’era gente come Morelon, in Italia c’erano Rossi, Castello, Marino. Ma più di tutti è stato forse Rossi che ha schiacciato un po’ tutti, anche se poi con Del Zio hanno corso anche insieme, e lo stesso Marino credo che in coppia con Rossi gli abbia sottratto qualche titolo possibile».